Ultim’ora – Allarme Pensioni di Giugno 2025: meno soldi agli anziani, assegni ridotti all’osso

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Ultim’ora tremenda per una enormità di italiani: scatta l’allarme Pensioni di Giugno 2025, in entrata molti meno soldi agli anziani. Sì, tutto vero, assegni ridotti all’osso: ecco per chi scatta il problema e come affrontarlo.
Nel mese di giugno 2025 molti pensionati italiani si troveranno a fare i conti con una brutta sorpresa: un assegno pensionistico più basso del previsto.
La riduzione colpisce in particolare chi riceve trattamenti superiori alla media, ma ci sono i casi in cui anche pensioni più modeste hanno subito leggere variazioni.
Le motivazioni dietro a questo taglio sono diverse e riconducibili sia a decisioni governative sia a conguagli tecnici e fiscali.
Cosa sta succedendo? L’INPS, che gestisce il pagamento delle pensioni, ha comunicato che nel cedolino di giugno 2025 molti assegni sono stati ricalcolati per effetto di conguagli IRPEF, trattenute fiscali e aggiornamenti dei limiti reddituali per alcune prestazioni accessorie.
Questo significa che, in alcuni casi, si tratta di recuperi fiscali relativi all’anno precedente, mentre in altri si applicano nuove normative introdotte dalla legge di bilancio 2025.
Riduzioni delle pensioni, che guaio
Una delle ragioni principali della riduzione è rappresentata dal conguaglio dell’imposta IRPEF. Ogni anno, infatti, l’INPS effettua una verifica tra quanto è stato trattenuto durante l’anno precedente e quanto effettivamente dovuto in base al reddito complessivo del pensionato. Se è stato versato meno del dovuto, il conguaglio si traduce in una trattenuta sull’assegno pensionistico, anche in più rate.
Questa operazione ha coinvolto soprattutto pensionati che ricevono più di un trattamento previdenziale (es. INPS + ex INPDAP), chi ha redditi integrativi da affitti o rendite finanziarie e coloro che non hanno presentato il modello 730 entro i termini previsti.

Novità introdotte dal governo: dramma pensioni
Oltre ai conguagli, ha pesato anche una riduzione parziale della rivalutazione automatica degli assegni per le pensioni più alte. Il governo, per contenere la spesa pubblica e destinare risorse ad altri settori (come sanità e istruzione), ha introdotto una stretta sui coefficienti di rivalutazione per le pensioni oltre 4-5 volte il minimo INPS. Ciò significa che, rispetto agli aumenti attesi con l’inflazione, gli assegni di giugno sono stati rivalutati meno del previsto.
Un altro aspetto da considerare è l’aggiornamento dei requisiti reddituali per prestazioni aggiuntive legate alla pensione, come l’integrazione al minimo, le maggiorazioni sociali e l’assegno per il nucleo familiare. Chi ha superato anche lievemente le soglie di reddito previste ha perso (in parte o totalmente) queste integrazioni, vedendosi diminuire l’importo finale della pensione. Non tutti i pensionati hanno subito lo stesso impatto. I più penalizzati sono i pensionati con assegni superiori ai 2.500 euro lordi, chi non ha aggiornato correttamente la propria posizione fiscale e coloro che godono di benefici accessori e non hanno più i requisiti reddituali.